Epilogo

Pubblicato da il 16 gennaio 2013

Quello che rimane alla conclusione di un viaggio del genere nn sono sensazioni immediate, ne facilmente identificabili con le comuni emozioni , è necessario un po di tempo perché la cosa decanti, serve rivivere episodio per episodio, soffermandoti sui piccoli dettagli al momento insignificanti, ma che in seguito, a freddo, ordinando le foto – e i propri pensieri – assumono significato e valore  diverso

È così che passi buona parte dei giorni successivi al rientro, in uno stato di confusione variabile dal leggero sovrappensiero al totalmente assente ,da cui fatichi a venirne fuori: il pensiero più frequente è “ …. nn c’è la posso fare….io riparto…

Con il passare dei giorni la ragione ,gli affetti, la imprenscindibile quotidianità della vita, prenderanno  il sopravvento e piano piano si tornerà ad un’apparente normalità, tra flash back e nostalgici ricordi
Una sorta di masochismo consapevole ti porterà a crogiolarti  nella rievocazione  di quel che hai vissuto, ignorando per un po la visione del presente e di quello che verrà …  nn serve in questo momento , nn ne hai bisogno, quel che ti stai portando dentro per il momento ti basta… per il momento..

Cosa rimane dunque?
La voglia di ripartire, il sogno – la prossima volta –  di nn dover per forza ritornare , la speranza di trovare la stessa forza e determinazione nel prossimo progetto, la paura di nn trovare stimoli per la prossima avventura

Il ricordo dei luoghi ,della fatica, l’acqua calda della borraccia – quella fredda delle doccie un po così – il caldo, la polvere,il vento,quel letto sfondato , il tuo sacco a pelo, i compagni di viaggio – con alcuni ti ci sei (ri)trovato con altri magari un po meno -.. sono elementi sparsi  che ti riportano prepotentemente alla mente singoli episodi che messi insieme hanno fatto del tuo viaggio un’avventura, una parte della tua vita che ti rimarrà dentro, a volte ben nascosta nella profondo dei tuoi pensieri, lontano ,come fosse cosa accaduta ad altri, a volte evidente e prepotente nei ricordi, nelle emozioni, al limite del turbamento

Ma sono sensazioni forti, vive,inebrianti, non solo tormento ,dunque chi nn ripartirebbe per il prossimo viaggio, chi nn l’ha già fatto?

 

Tra vent’anni sarete più delusi per le cose che non avete fatto che per quelle che avete fatto. Quindi mollate le cime. Allontanatevi dal porto sicuro. Prendete con le vostre vele i venti. Esplorate… Sognate… Scoprite…”

Mark Twain (Samuel Langhorne Clemens)

 

6 Responses to Epilogo

  1. Gio

    In poche battutte tutto quello che si prova…bellissime parole…davvero…di solito ti prendo per il culo ma stavolta sono serio…mi hai fatto emozionare!!! :-)

  2. Federico Fiori

    Sì, Alberto Pinzanet, hai, avete, emozionato anche me che, a causa delle strane ragioni che la vita porta con sè, l’ultimo viaggio così l’ho fatto nel ’97 con mia moglie: venti giorni e quattrocento chilometri di trekking dall’Himachal Pradesh, attraverso l’Himalaya e l’indescrivibile catena dello Zanskar che a tutti consiglio, fino al monastero di Lamayuru nel Laddak. E’ un enorme patrimonio quello che resta, anche dopo anni, un treno a vapore di sentimenti profondi, e lo sa chiunque abbia nel cuore la strada, il sentiero, la voglia di vedere quel che c’è oltre un orizzonte, o dietro la singola curva che la via disegna sulle forme seducenti del pianeta. Persino sul sentiero dietro casa, lì dove per esperienza e confidenza pensiamo di poter archiviare ogni cosa, il viaggio è il protagonista della nostra vita, e rimane tale quando siamo tappati in casa incuranti dell’uggiosa giornata d’inverno e del palazzo di dodici piani che possono incombere fuori dai doppi vetri del nostro soggiorno. Il viaggio è allo stesso modo l’attrezzo che consente alla nostra VITA d’essere VITALE. E siamo i primi a guardare ammirati i documentari sul mondo in televisione, pur sapendo che cosa siano davvero la polvere e l’aria, le puzze e i profumi, il vento contro e il vento a favore, la pioggia e il sole, la pochezza e la grandezza, la fatica, il riposo, la fame, il mangiare, il bruciore, il fresco, il freddo e il tepore, i nostri limiti, la nostra forza, lo sconforto e la gioia e la condivisione, la solitudine e la gente, la ricchezza, la povertà, la distanza… la meta: la semplicità, il Non Occidente dell’uomo.

    Essere lì non è un documentario, e tornare è dura quanto partire, perché in entrambi i casi lasciamo i nostri affetti più profondi.
    AMEN.
    Auguri a tutti, me per primo che ne ho più bisogno: che arrivi al più presto il momento di tornare a partire. E grazie per la compagnia che mi avete fatto in questo mese, e per la Voglia che avete in me rianimato.
    Poi, al di qua dell’Argentina, permettetemi di confessare che quando vi ho visti in fila al Raduno di Zocca, voi tutti de Il Cicloviaggiatore… beh, eravate uno splendore, un pezzetto significativo di quel che la vita dovrebbe essere in ogni Suo Momento …! Ciao, e a presto, Federico Fiori (Grufulus Bicipitis) <8-)=.

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